Télesma n°1
Télesma n°1
Télesma n°1
Nati per incominciare
Video monocanale, colore, suono, 2'04" / video, single-channel, colour video with sound, 2' 04"
Hannah Arendt in Vita activa (La condizione umana), ha scritto:
“Il corso della vita umana diretto verso la morte condurrebbe inevitabilmente ogni essere umano alla rovina e alla distruzione se non fosse per la facoltà di interromperlo e di iniziare qualcosa di nuovo, una facoltà che è inerente all’azione, e ci ricorda in permanenza che gli uomini, anche se devono morire, non sono nati per morire, ma per incominciare”
Il testo scritto diviene forma attraverso il corpo.
La sovrapposizione del brano stesso intersecato a frasi apparentemente lontane dal suo significato cercando di condurre lo spettatore a comprendere che la nostra mortale condizione viene alleviata dal nostro incessante voler fare. Solo facendo ci possiamo sentire vivi, solo creando e lasciando qualcosa che "rimane" possiamo vincere la morte o affrontarla in modo differente.
L’arte per me è proprio questo: un agire continuo e una volontà determinante e testarda per diventare immortale.
Hannah Arendt in “Vita activa - The Human Condition, wrote:
“The life span of man running toward death would inevitably carry everything human to ruin and destruction, if it were not for the faculty of interrupting it and beginning something new, a faculty which is inherent in action like an ever-present reminder that men, though they must die, are not born in order to die but in order to begin”.
The written text becomes a shape through the body.
The overlapping of the song itself intersected with phrases seemingly far from its meaning, trying to lead the viewer to understand that our mortal condition is relieved by our endless of wanting to do. Only by doing something can we feel alive, only by creating and leaving something that "remains" can we overcome death or face it differently.
Art is that: a continuous action and a determined and stubborn will to become immortal.
Non recidere forbice quel volto
La pandemia, a Bergamo, ci ha toccati nel profondo, lasciando un senso di vuoto e dolore in chi ha perso familiari e amici e in chi, come il personale sanitario, ha dovuto affrontare un percorso umano e professionale drammatico.
Con l'intento di fornire un aiuto nella gestione del dolore e stimolare una memoria generativa, sono stati realizzati dei laboratori gratuiti in collaborazione con la GAMeC di Bergamo, la Caritas bergamasca e il contributo del comune di Bergamo.
"Due incontri gestiti dai mediatori umanistici di Caritas e uno da Camilla Marinoni, per fare del dolore non una forza che ci depriva di tutto, ma un evento da capire, medicare e da cui ripartire, mettendo a un tavolo chi ha perso i familiari e si tormenta per non essere stato lì e chi invece era lì, nelle strutture sanitarie, a fare le veci dei familiari, a dire “quelle parole”, a fare “quei gesti”, sentendo su di sé una grande responsabilità che non sempre è stata compresa o riconosciuta. Il museo promuove questi laboratori perché vuole davvero essere luogo di memoria generativa e non di ricordo sterile e retorico." (Giovanna Brambilla responsabile dei servizi educativi GAMeC)
Con il mio intervento ho fatto realizzare "un oggetto capace di dare forma alla tempesta, alla fatica, ma anche alla volontà di ripartire, in modo taumaturgico."
In questi disegni ho fatto utilizzare vino, olio, garza, cotone e pastello a olio.